Il bosco del Fatonero: l’origine di tutte le leggende della Garfagnana

Ci sono dei luoghi in Garfagnana che sembrano usciti dalla saga fantasy de “Il Signore degli Anelli” di Tolkien.

Posti meravigliosi, dalla vegetazione fitta e verdissima, ma sopratutto luoghi magici, popolati da esseri misteriosi, da folletti e da fate, insomma, leggendo le pagine del celebre romanzo sembra che Tolkien paradossalmente si sia ispirato niente meno che  al bosco del Fatonero. Vi invito dunque a leggere queste righe e ditemi voi se non pare di essere nella mitica Terra di Mezzo o a Gran Burrone, invece no, siamo nel comune di Vagli di Sotto.
Il Fatonero è un bosco abbarbicato sulle coste del Monte Fiocca (nelle Alpi Apuane) pieno di fascino e di mistero che si percorre con piacere per dirigersi da Arni al Passo Fiocca ed oltre. Si tratta di una macchia verde scuro, che cambia colore con le stagioni. Questa meravigliosa e magica faggeta si trova a 1.400 metri di quota. Un posto che si può considerare senza dubbio “l’epicentro” delle leggende apuane. Da sempre queste montagne, infatti, hanno generato molte storie fantastiche e già il nome di per sé è tutto un programma. Si dice che l’origine di tale denominazione sia da ricercarsi da “Fatto nero” per un possibile omicidio accaduto in quel bosco di cui nessuno ricorda più niente, per altri invece deriva da “faggio nero”, si dice che gli alberi vi crescessero così fitti e robusti che a malapena vi penetrava la luce del sole.

In ogni caso è qui che nasce tutto, qui c’è la genesi dei vari miti garfagnini (il buffardello, l’omo selvatico,le fate…) che sono giunte a noi oggi, qui in questo luogo sopravvivono millenarie leggende che testimoniano la presenza dell’antico popolo dei Liguri-Apuani, con il loro culto degli alberi e degli spiriti tutelari della foresta. Si crede che in questo bosco vivono ancora oggi folletti che di notte vagano danzando in cerchio laddove la luna riesce a far filtrare la propria luce attraverso la fitta boscaglia, creando magicamente dei giochi di luce.
Chi ha attraversato questo bosco di notte dice che sia riuscito a sentire suoni inspiegabili e mai sentiti da orecchio umano, sospiri, lamenti e premonizioni sul futuro e fortunato quel passante che sempre fra le tenebre attraversando il bosco non viene disturbato dai folletti, poichè possono guidarlo sui sentieri che solo loro conoscono, oppure gli possono creare l’impressione di avere le fiamme d’intorno, solo le campane dei paesi vicini che suonano il mattutino fanno svanire l’incantesimo e i folletti che si trovano ancora all’aperto si pietrificano. Anche in pieno giorno la sensazione che si ha attraversando il Fatonero è quella di essere osservati, si ha quasi la certezza che ogni  passo sia controllato, tanto è vero che con l’arrivo della luce del sole i folletti (protettori di questo bosco) sono prigionieri dentro il tronco degli alberi e la voce del vento che passa attraverso questi alberi a chi la sa capire, intende rivelare dove si trovi un meraviglioso tesoro nascosto, in quel bosco dal tempo immemorabile.

Tale tesoro sembra scaturito da una vecchia storia lontana che racconta che un pastore in questa fittissima faggeta vide una bellissima fata vestita di bianco con una corona di foglie in testa, il giovane pastorello la invitò a ballare e mentre lui suonava lo zufolo vide che la fanciulla ballava talmente leggera da essere sospesa nell’aria,il pastore in segno di amicizia le donò dei fiori freschi che si trasformarono in tante monete d’oro appena la fata li ebbe toccati, da quel giorno tale tesoro è sempre nascosto nel bosco e non è stato ancora trovato, che non sia per caso nelle grosse buche che si aprono tutt’intorno a questa boscaglia e fra le radici degli alberi stessi? Questi pertugi portano alle abitazioni di strane creature sotterranee, che siano loro i nuovi padroni delle monete d’oro?

Molte di queste buche a onor del vero sono state provocate dalle grande quantità di fulmini che li si abbattono, si pensa che vengano attirati dalla quantità notevole di ferro presente nella roccia, ma antiche tradizioni parlano di un luogo dannato a causa degli antichi riti pagani che si celebravano e sul quale si scarica l’ira divina. Questa dannazione è confermata dalla presenza degli streghi, qui si radunano e vanno a ballare nel canale dell’Acquarola,vagano nel bosco come sciami di insetti luminosi e si posano sugli alberi emettendo suoni simili a dei pianti di neonato, non è difficile nemmeno vederli come lenti ragni che si arrampicano sulla corteccia dell’albero, o osservarli svolazzare da farfalle impazzite, possono inoltre fare delle malie e chi attraversa il bosco è bene che si fornisca di rosario e impari anche questa formuletta: “Gesù, Giuseppe e Maria tenete gli streghi lontano dalla via”.

Non sono mancate nemmeno storie di cronaca nera, quando un fulmine in pieno giorno uccise il figlio del pastore del luogo che era stato invitato da un altro pastore a mangiare polenta nel suo rifugio. Non arrivò mai a mangiare quella polenta, il suo corpo fu trovato morto appena fuori dal bosco colpito da una saetta.

Un luogo così, cari lettori non può che esistere solo in Garfagnana: fate, streghi, folletti, esseri sotterranei, maledizioni e tesori. Nemmeno la più fervida fantasia di Tolkien o di qualsiasi altro scrittore avrebbe pensato tali cose, ma le nostre storie e le nostre leggende partono da molto lontano, dai riti e dalle tradizioni degli antichi Liguri-Apuani che meravigliosamente attraverso i millenni sono giunte fino a noi e a noi oggi sta l’arduo compito di non farle dimenticare.
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