Il Monte Sumbra e le Marmitte dei Giganti. Luoghi meravigliosi abitati da personaggi leggendari

Se il Pisanino è il re della Apuane e la Pania la sua regina, possiamo considerare il Sumbra il loro principe

Il Monte Sumbra chiamato così a quanto pare perché la sua mole imponente (specialmente se osservata da Vagli) ha l’aspetto di un animale accovacciato o di una sfinge che siede sulla propria ombra. Si trova diviso fra due comuni garfagnini: Vagli e Careggine. La sua vetta arriva a 1.769 metri d’altezza e lo si può raggiungere facilmente da Capanne di Careggine godendo di panorami unici e severissimi, mentre percorrendo la SP13 nel tratto da Campaccio a Tre Fiumi si può facilmente apprezzare tutto il grandioso versante meridionale. Da questo versante costeggiando i fianchi del monte un sentiero ci porta al bosco del Fatonero, una faggeta incantevole che tradizione vuole che sia abitato dai linchetti.

Ma la cosa che più sorprende l’escursionista e ciò che produssero i giganti (come leggenda dice) che abitavano queste zone: delle smisurate marmitte. La parete del Sumbra è un esteso squarcio nella montagna, una parete ripida e scoscesa interrotta da profondi canaloni e qui in fondo si aprono le famose Marmitte dei Giganti. Come se un gigantesco colpo di vanga avesse rotto il monte per far vedere il cuore del marmo bianco immacolato, candido come lo stesso  cuore dei generosi giganti che abitavano quei profondi canaloni inaccessibili all’uomo.

Si racconta che questi incavi nella roccia furono fatti da questi esseri mitici per creare così delle immense “scodelle” che potessero raccogliere l’acqua piovana che sarebbe servita per dissetarli. In verità si tratta di profonde buche cilindriche scavate nel letto dei torrenti dalla lenta azione erosiva dell’acqua e dei sassi trasportati. Possono arrivare fino a sei metri di diametro per un metro e sessanta di profondità. Ma siccome noi siamo anime sognatrici lasciamo da parte la scienza ed entriamo ancor di più nel leggendario e nel fantastico. La generosità di questi giganti è raccontata da una leggenda che narra delle fatiche e della povertà in cui viveva la gente di Garfagnana molto tempo fa.

Un vecchio pastore delle Capanne di Careggine abitava con i suoi piccoli due nipoti in una capanna fuori paese. Questi bambini erano rimasti purtroppo orfani di padre e di madre. La loro era una vita grama e il povero nonno non aveva neanche più le energie di una volta ed era sempre più difficile provvedere a sfamare sé stesso e i piccoli nipoti. Per sbarcare il lunario il povero vecchio accettava umili e faticosi lavori a destra e a manca, andava dal vicino di casa a tagliare legna, correva dal contadino ad accudire gli animali, ma poi quando sopraggiungeva l’inverno le difficoltà aumentavamo e non aveva niente da mangiare cosicchè chiedeva aiuto ai paesani.

Una mattina il nonno e i nipoti salirono sul Sumbra a raccogliere erbe che li crescevano abbondanti,lasciò i nipoti a raccogliere gli “erbi” mentre lui si mise a sedere ai piedi di una roccia, le lacrime cominciarono a solcare il viso del vecchio, la disperazione prese l’uomo che non riusciva a dare da mangiare ai piccoli. Il giorno seguente il vecchio risalì sul monte a cogliere ancora le erbe e quando ebbe terminato ritornò alla solita roccia del giorno prima a riposarsi e con grande meraviglia vide un mucchietto di sale proprio nel posto dove il giorno prima aveva versato le lacrime. In quei tempi il sale era merce preziosa perché in Garfagnana scarseggiava ovunque ed era necessario per la conservazione dei cibi, possederne anche solo un po’ era considerata una vera e propria fortuna.

Il pastore se ne riempi le tasche e corse subito in paese a scambiarlo con farina, carne, fagioli e tutto questo andò avanti per molto tempo. Per molte mattine il nonno saliva sulla montagna trovava il mucchietto di sale e lo barattava riuscendo così a mettere da parte una buona scorta di cibo e anche qualche denaro. Un bel giorno tornando sul monte il vecchio non trovò più il sale, ma non se la prese più di tanto, la vita adesso era molto meno dura, il suo sguardo così si voltò involontariamente verso la roccia e vide scolpita sulla sua superficie il volto di tre giganti che sorridevano.

Volti misteriosi ed amici che lo avevano aiutato lasciando lì il sale nella notti passate. Avevano scolpito i loro volti nella pietra perchè gli uomini si ricordassero della loro generosità ed oggi li possiamo vedere ancora là dove il sentiero esce dal bosco e si affaccia sul nudo precipizio del Sumbra.
Posti e luoghi che meritano di essere visitati, un posto questo quasi lunare che toglie il respiro e ha il potere magico di fermare il tempo all’epoca mitica dei giganti.

Related Post
Leave a Comment
Recent Posts